Il BG l'ha vista così: la settimana appena trascorsa

Inviato da Tifosodabg il Lun, 28/10/2019 - 09:19

Lo so, non si usa più. Anzi, c'è ancora qualche rimasuglio ma per lo più è legato alla scuola elementare e, solo in alcuni casi, a quelle che una volta si chiamavano scuole superiori ad indirizzo umanistico. Sto parlando dell'imparare le poesie a memoria. Una cosa che, in tutta onestà, ho sempre odiato. Ho sempre odiato perchè vissuta come costrizione e, soprattutto, spesso diventava solo un'inutile tiritera che di certo non scaldava il cuore di un ragazzo. Questo mi è capitato in gioventù almeno fin quando ho incontrato sulla mia strada un professore che non ci costringeva ad impararle a memoria ma, al contrario, ci insegnò ad immaginarle. Già, immaginarle. Imparare a memoria una poesia non è come imparare a viverla. Son certo che a molti di voi, forse quelli meno pischelli, se io cito una certa donzelletta tutti ne conoscono l'incipit. Ecco, io non sono certo di saperlo, o quanto meno non so fino a quale verso sarei in grado di recitarlo, però ho ben impresso nella mente questa frivola ragazza che saltella a destra e manca felice perchè il giorno dopo sarà festa. Ho l'immagine dell'incontro con la vecchietta che filava, il suo ballare in mezzo agli amici dell'età più bella. Per non parlar del legnaiuol, dello zappatore o dei bambinetti! Tutte immagini, tutte sensazione, tutte emozioni. Sono le emozioni che si riescono a trarre da una poesia che devono rimanere, non certamente i suoi versi imparati meccanicamente a memoria.

Ci sono diverse poesie che mi hanno emozionato, soprattutto in quel periodo. Mi hanno emozionato perchè hanno saputo fare breccia con immagini forti, con valori importanti, con sensazioni tanto belle quanto tetre ed implacabili. Un'immagine mi torna oggi alla mente. Le cetre appese ai salici che si muovono al vento e che non possono venir suonate a causa delle nefandezze della guerra. Lo straniero oppressore. Che poi non deve per forza essere straniero. Chi è abituato a leggere i miei sconclusionati scritti sa benissimo che una delle tante doti che il buon Dio si è dimenticato di darmi è certamente quella della sintesi. Sono sempre stato abituato a scrivere quello che penso, che quello che sento e, fondamentalmente, quello che voglio. Anche quando sapevo che il mio pensiero era in assoluto contrasto con quello di quel mio professore. Forse anche per quel mio spirito libero e quella capacità di dialogare con lui, seppur spesso non tramite un vero dibattito ma con i classici temi in classe, senza piegarsi all'autorità ma sempre tenendo ben presente l'autorevolezza dell'altra parte, mi han fatto guadagnare la fiducia e la stima.

Ora, inutile che stia qui a spiegare per filo e per segno il perchè l'immagine della poesia di Quasimodo (ve la lascio cercare con google come sono certo avrete cercato la "poliorcetica" del mio ultimo scritto, commenti pure qui sotto chi non l'ha fatto, son curioso!). Non voglio entrare nei dettagli perchè, in fondo, non interessa a nessuno. A nessuno tranne a quei quattro amici che più volte mi han ripreso (amichevolemente, e che ringrazio) perchè non ho scritto il mio editoriale relativo alle ultime gare o che mi chiedevano del perchè ero in disparte e non ad urlare in mezzo alla curva come sono solito fare. Voglio solo scrivere che è difficile, davvero difficile, scrivere quando hai un piede sul cuore. Se poi quello è un piede che ritieni amico lo è ancor di più. Non mi piace la censura. Non mi piacciono i limiti imposti da altri senza alcun senso. Non mi piace non sentirmi libero soprattutto in mezzo alla mia curva ed ai miei amici.

Al di là dei dettagli del tutto personali, mi vien comunque difficile commentare partite tutte uguali. Meglio, dove noi siamo sempre quelli e facciamo sempre le stesse cose. Siamo noiosi. L'ho già scritto. Prevedibili e noiosi. Nel bene e nel male. Sì vero anzi verissimo, stiamo vincendo e siamo là in alto in classifica. La serie B è più vicina persino rispetto all'ultimo nostro sogno legato alla prima parte del campionato di Fulvio Pea. Cosa vogliamo di più? Personalmente mi piacerebbe solo maggior rispetto. Rispetto per la maglia che, nonostante alti e bassi, ha comunque una storia ultracentenaria. Rispetto per quei tifosi che, nonostante qualche mugugno di troppo, sono sempre al fianco della squadra al contrario di molti occasionali che arrivano solo per farsi il selfie figo quando siamo in seimila con le luci fighe e i dj di 105 fighi pure loro. Dichiarazioni che guardano solo in un senso. Prestazioni che stonano con la qualità della rosa. No, questo clima non mi piace. Meglio, non mi appassiona.

E non perchè si è pareggiata una partita per due cazzate nel finale di gara. Non perchè si è vinto con Albinoleffe e Gozzano grazie ad un gol episodico. Non perchè si è andati a Grosseto prendendo una lezione di calcio e solo la manifesta superiorità tecnica e fisica ci ha permesso di portare a casa un punticino. Non mi piace perchè gli errori che si commettevano un anno fa a Fano, con il debutto di Brocchi in panchina, sono ancora presenti. Son cambiati mille interpreti ma a livello di prestazione puramente tecnico-tattica nulla è cambiato. Rimanendo solo all'ultima uscita, è vero che ci sono state almeno due cazzate (ma io penso di più) nei minuti finali ma è anche vero che queste sono sempre presenti nelle nostre partite e vengono sventate solo dalla classe assolutamente superiore dei nostri giocatori. Non è mai capitato che due giocatori di categoria superiore come Lamanna e Bellusci facessero cappellate nella stessa gara. Difficile che possa ripetersi. Ma quando giochi borderline rendi la percentuale di possibilità superiore. Ad inizio gara siamo con nove giocatori sopra la linea della palla. A fine gara, sopra due a zero, nei minuti di recupero, siamo ancora con nove giocatori sopra la linea della palla e prendiamo due gol in contropiede.

A Fano, trecentosessantacinque giorni fa, abbiamo portato a casa una vittoria (2-0) ma con una partita che ci ha visti soccombere tatticamente con solo loro a creare qualcosa (anche se onestamente poco) e noi, forse anche un pochino aiutati dall'arbitro, a sfruttare le magie di Ceccarelli (punizione al 65°) e di Iocolano (contropiede a tempo scaduto). Cosa è cambiato da allora? Nulla. Un anno inutile che non ha fatto crescere la squadra, se non grazie ad acquisti importanti e tanti soldi spesi, e che non vede un gioco di squadra tanto da poterlo chiamare tale. Colpa dei giocatori? Del mister? Dello staff dirigenziale? Non sono certo io che deve giudicare i meccanismi interni alla società ma io mi sento di giudicare le prestazioni e gli atteggiamenti. Se guardo alle ultime tre/quattro non posso essere contento o, men che meno, speranzoso.

Il mio sopra citato professore utilizzava spesso il verbo immaginare. Quando spiegava una poesia, uno scritto, un periodo letterario, infilava sempre un "immaginate". Immaginate ... Immaginare significa spingersi oltre a quello che si vede. Non guardate la classifica. Non guardate i risultati. Guardate a cosa accade ed immaginate come potrebbe essere. Io vedo punti, tanti, in classifica. Vedo risultati buoni, anche se non sempre esaltanti. Ma immagino che con questa rosa si possa, e forse si debba, fare meglio. Immagino di arrivare a fine stagione con una squadra che è cresciuta a tutti i livelli e che sia già pronta e competitiva per un campionato superiore. Le fragilità che vedo le voglio sottolineare perchè non mi accontento del presente, voglio avere uno sguardo sul futuro. E con tutti i vantaggi della gestione Galliani e Berlusconi, immagino che sia roseo come i due comandanti del vapore vorrebbero. Non mi tirerò mai indietro se penso che per arrivare ai risultati che tutti speriamo, vogliamo, immaginiamo, riterrò necessario criticare.

Per chiudere, visto l'incipit poetico, non potevo lasciarvi in altro modo se non citando un'altra poesia. Non è necessario alcun orpello a questa che molti di voi avranno già letto, studiato e forse pure imparato a memoria. Vorrei solo lasciarvi con un invito, non leggete ma andate oltre. Immaginate!

Padre, se scrivere è una colpa
perché Dio mi ha dato la parola
per parlare con trepidi linguaggi
d'amore a chi mi ascolta?


(Alda Merini)