TRE PROMOSSE, UNA IN STAND-BY E TRE CHE SI SENTONO DEFRAUDATE. LA LEGA PRO SCEGLIE LA SUA VIA. RISCHIO SERIE C MONSTRE? LA REALTÀ PARLA INVECE DI MOLTI CLUB A RISCHIO SCOMPARSA LA PROSSIMA ESTATE

Inviato da Bagai80 il Ven, 08/05/2020 - 07:49

TRE PROMOSSE, UNA IN STAND-BY E TRE CHE SI SENTONO DEFRAUDATE. LA LEGA PRO SCEGLIE LA SUA VIA. RISCHIO SERIE C MONSTRE? LA REALTÀ PARLA INVECE DI MOLTI CLUB A RISCHIO SCOMPARSA LA PROSSIMA ESTATE

 di Luca Bargellini

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Pragmatismo. Questo serve per uscire dalle situazioni difficili, da quei momenti di crisi, che rischiano di bloccare gli ingranaggi di un sistema. Ecco allora che bisogna pensare alle soluzioni migliori per affrontare la quotidianità, lasciando i ragionamenti sui massimi sistemi agli altri. Soprattutto se ti chiami Lega Pro e il lockdown venutosi a creare a causa della pandemia di Coronavirus rischia seriamente di metterti ko. Come Ivan Drago contro il piccolo ma insistente Rocky Balboa.
Ecco allora che l’assemblea di ieri ha partorito decisioni che per alcuni possono sembrare banali, soprattutto per quanto se n’è parlato e discusso, ma che ancora una volta hanno dimostrato alle altre leghe del calcio professionistico che le chiacchiere servono veramente a poco. E che i fatti vincono sempre.

LE DUE CERTEZZE - La sospensione della stagione 2019/2020, con la promozione delle squadre prime nei tre gironi, ovvero Monza, Vicenza e Reggina (a proposito… complimenti!) sono state una sorta di “scoperta dell’acqua calda” visto il plebiscito che nei giorni scorsi entrambe le ipotesi avevano raccolto da tutte le parti. Era, infatti, oramai chiaro a tutti che riprendere il campionato sarebbe stato impossibile: sia a causa di una situazione sanitaria del paese tutt’altro che stabile, sia per i protocolli sanitari imposti dalla FIGC che avrebbero obbligato le società di Serie C ad un esborso fuori portata (si parla di almeno 300 mila euro). Per questo è stato altrettanto ovvio premiare quelle società che per gran parte del campionato hanno guidato i rispettivi raggruppamenti.

IL DUBBIO - Il grande punto interrogativo è rappresentato, invece, dalla scelta della quarta società da promuovere in Serie B. Quella, per capirsi, che sarebbe dovuta uscire fuori dai playoff. Su questo tema si è discusso, sempre con toni pacati secondo quanto raccontato da molti dei protagonisti, ma il confronto c’è comunque stato.

C’è chi chiedeva di seguire l’esempio della Ligue 1, utilizzando la media punti per selezionare la quarta promossa, chi premeva per trovare il modo di disputare, anche in piena estate, proprio i playoff per lasciare al campo almeno questo verdetto e, a seguire, chi che puntavano all’utilizzo del “coefficiente di ponderazione”, già sfruttato in passato in Lega Pro per sancire l'effettiva classifica dei gironi con numero dispari di club nel caso in cui gli stessi non avessero disputato lo stesso numero di match.
Alla fine ha avuto la meglio la prima corrente, con 23 voti favorevoli. Non si tratta certamente di un plebiscito, visti i 59 aventi diritto di voto (la Juve U23 in quando seconda squadra non può partecipare), tanto che i veri “vincitori” sono stati quei club che, non essendo coinvolti nella questiona, hanno deciso di non schierarsi. Una scelta questa che farà discutere e porterà sicuramente degli strascichi giudiziari (così come qualsiasi altra scelta fosse venuta fuori in merito), guidati dalle tre seconde in classifica, ovvero Carrarese, Reggiana e Bari, che si sentono comprensibilmente scippate del diritto, conquistato sul campo, di essere le prime dietro le vincitrici dei gironi a poter ambire al salto di categoria.

IL RISCHIO SERIE C EXTRALARGE - Archiviato il tema della stagione attuale e di chi dovrà lasciare la Serie C ciò che più preoccupa, in realtà, è quello che sarà il format della stagione 2020/2021. L’assemblea di ieri ha deciso anche per il blocco delle retrocessioni che, unito alle nove promozioni dalla Serie D, porterà il numero delle società aventi diritto all’iscrizione a quota 65 e che potrebbe spingersi fino ad un fantascientifico 69 se la Serie B decidesse di non bloccare anch’essa le retrocessioni. Una decisione, quella della Lega Pro, che può apparire quantomeno bislacca visto che per anni si è parlato di ridurre il numero delle partecipanti, ma che in realtà affonda le proprie radici nell’aspetto più nero della crisi: le mancate iscrizioni. Tale scelta ha, infatti, fatto capire in modo inequivocabile che molte delle società aventi diritto all’iscrizione non riusciranno a farcela, fagocitate dalla crisi economica che ha colpito in primis le aziende dei mecenati che foraggiano il pallone, e che non potranno neanche essere sostituite visto che ad essere stati bloccati sono anche i ripescaggi dalla D:

Ecco così che si torna al solito, per certi versi stancante, tema della sostenibilità di sistema. Oggi più che mai serve una riforma che introduca il semiprofessionismo alla base della piramide del sistema calcistico, ipotizzando anche una divisione fra C1 e C2 che introduca uno step intermedio fra il mondo della D e quello della B. Serve sfruttare questa crisi per rinnovarsi. Serve pragmatismo. E poche chiacchiere.